L’ansia rientra tra le manifestazioni di disagio vissute con maggiore frequenza dalle persone.
Spesso però non se ne è pienamente consapevoli di ciò che ci sta accadendo, viene vissuta più come una caratteristica personale piuttosto per quello che è.
Viene quasi ritenuta una debolezza da nascondere e di conseguenza di frequente si prova vergogna.
Iniziamo intanto con il dare una corretta definizione:
L’ansia è un’emozione, un meccanismo innato, che tutti proviamo quando siamo in situazioni stressanti, si manifesta in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso. Quindi, l’ansia contribuisce alla nostra sopravvivenza e sicurezza.
Svolge una funzione di adattamento all’ambiente, migliorando le prestazioni nei confronti di un’emergenza.
E’ un insieme di sensazioni di disagio e tendenza ad agire che ci avvisano che stanno accadendo o potrebbero accadere degli eventi spiacevoli che vanno contro i nostri desideri e obiettivi.
Ad esempio, se corressimo il pericolo di subire un attacco e desideriamo restare illesi, possiamo scegliere tra diverse azioni possibili: scappare, contrattaccare, cercare l’aiuto di qualcuno o convincere il nemico a lasciarti stare. Ma se tu non fossi per nulla preoccupato, ansioso e vigile, faresti tutto ciò?
Fondamentale diventa la distinzione tra ANSIA ADATTIVA e ANSIA PATOLOGICA: vediamola insieme!
L’ansia adattiva è una condizione psico-fisiologica (diversa dalla paura), che si esperisce in situazioni di pericolo e che ci aiuta ad ottenere il meglio da una situazione. Aiuta dunque a sopravvivere e ad adattarsi meglio al proprio ambiente.
Provate a immaginare uno studente universitario che non abbia il minimo timore di essere bocciato agli esami né la minima ansia di superarli per ottenere la laurea. Probabilmente non passerebbe molto tempo sui libri, preferendo dedicarsi ad attività più piacevoli. Il risultato? Nessun esame superato e laurea sempre più lontana. Un po’ d’ansia di sostenere esami aiuta a prepararsi al meglio, aumentando quindi le probabilità di successo.
L’ansia patologia è malessere emotivo di fronte ad un danno futuro che è possibile ma non poi così probabile. Si trasforma in uno stato di malessere persistente: ci si aspetta continuamente che ci succede qualcosa di male. Si manifesta si manifesta in momenti inappropriati, è sproporzionata rispetto all’evento e talmente intensa e duratura da interferire con le normali attività di una persona. Immaginiamo lo stesso studente di prima che invece di avere solo un po’ d’ansia, sia bloccato dalla paura di non farcela, di non sapere abbastanza, di essere giudicato negativamente dal professore e dai compagni di corso. Tutto ciò interferirebbe con la sua preparazione e con la sua performance all’esame.
Ma quali sono le cause dell’ansia?
Concorrono più fattori nel determinarla, vi riportiamo quelli maggiormente coinvolti:
- personalità ovvero le caratteristiche di ciascuno di noi, le proprie modalità di reagire, “come siamo fatti”;
- fattori ereditari, alcuni studi genetici hanno rilevato che, in circa il 50% dei casi, i soggetti con disturbi d’ansia hanno almeno un familiare affetto da una patologia analoga. In parte, però, il problema potrebbe insorgere anche vivendo a contatto con persone ansiose soprattutto quando si è bambini;
- fattori ambientali, aver vissuto uno stress o evento traumatico (PANDEMIA da Covid-19) può scatenare questa emozione;
- problemi di salute, ci sono malattie che possono causarla. Cardiopatie (insufficienza cardiaca o aritmie cardiache); patologie ormonali (endocrine);
- fattori biologici, secondo alcuni studi sul cervello, l’ansia sarebbe causata da alterazioni della quantità prodotta di alcuni neurotrasmettitori, come per esempio un’eccessiva produzione di noradrenalina (l’ormone dello stress) e una ridotta produzione di serotonina (che regola il benessere) e di GABA (che è un neurotrasmettitore inibitorio).
- farmaci e sostanze, possono causare ansia;
- genere, le donne hanno il doppio delle probabilità rispetto agli uomini di avere un disturbo d’ansia generalizzato e altre condizioni correlate.
Quali sono le manifestazioni dell’ansia?
- RISPOSTE COGNITIVE: preoccupazioni (farò una figuraccia, non sarò all’altezza, mi sentirò male…); pensieri di pericolo; aspettative negative ( sia come percezione della realtà come estremamente pericolosa; sia come percezione di se stessi come incapaci di affrontare il pericolo); ipervigilanza e eccessiva focalizzazione dell’attenzione su tutti gli elementi potenzialmente pericolosi.
- RISPOSTE FISIOLOGICHE: tensione muscolare, cervicali, bocca asciutta, iperventilazione, palpitazioni tachicardia, disturbi gastrici e/o intestinali, disturbi del sonno, sensazione di testa vuoto, stordimento e aumento della temperatura corporea.
- RISPOSTE COMPORTAMENTALI: nervosismo, formicolii agli arti, tremori, inceppo dell’eloquio, evitamento e fuga.
Accade spesso che si instauri un circuito di ansia e tensione crescente, perché ognuna di queste reazioni influenza l’altra facendo aumentare l’ansia e mantenendola nel tempo.
Cosa fare quindi quando l’ansia diventa patologica?
Non c’è una risposta univoca. Nei casi meno gravi, quando l’ansia non interferisce in modo così significativo nella nostra vita, è possibile intervenire con tecniche di rilassamento corporee.
Quando invece, diventa ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi allora è utile rivolgersi ad un professionista psicologo. L’approccio psicoterapeutico elettivo per i disturbi d’ansia è quello cognitivo-comportamentale. Questo si basa sul presupposto che esiste una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Per la psicoterapia cognitivo comportamentale, infatti, i problemi emotivi sono influenzati dalle azioni e dalle esperienze del vissuto.
Inoltre non è da sottovalutare anche un approccio farmacologico che può diventare fondamentale introdurre quando ci sentiamo completamente sopraffatti da questa emozione; questo permette di controllare rapidamente manifestazioni cliniche, ridurre l’intensità dei sintomi e di conseguenza poi lavorare sul piano cognitivo.