L’adolescenza è una sfida continua per ragazzi e genitori. Essa rappresenta un periodo di vita caratterizzato da significativi cambiamenti. Quesi cambiamenti, sia a livello cognitivo sia a livello comportamentale, portano l’adolescente verso modalità di pensiero e di azione simili a quelle adulte.
Durante questa fase di vita l’adolescente sviluppa un bisogno di autonomia ed indipendenza molto forte, soprattutto rispetto ai genitori, anche se resta parte integrante di un sistema familiare di supporto. Questo crea una sostanziale modificazione del rapporto tra genitori e figli, che richiede una fase di riorganizzazione e di ridefinizione dei ruoli.
I cambiamenti che i genitori si trovano ad affrontare, però, sono spesso di difficile gestione, dal momento che portano con sé numerosi conflitti e scontri. La comunicazione ricopre un ruolo fondamentale in tali situazioni, dal momento che rappresenta il canale preferenziale attraverso cui si esprimono tali conflitti. Questi a loro volta sono spesso determinati da alcune modalità comunicative sgradevoli che innescano e incrementano discussioni ed escalation di rabbia e incomprensione.
A tutto ciò, oggi si somma la pandemia globale che abbiamo, anzi stiamo attraversando e le conseguenze negative che essa comporta. Ci ha portato a vivere delle situazioni totalmente nuove, trascorrere una vera quarantena, sempre chiusi in casa, a stretto contatto con la propria famiglia. Non è forse capitato a tutti di affrontare più frequentemente discussioni con i propri figli in questo periodo?
Chi sono gli adolescenti oggi?
Iniziamo con il definire la fase dello sviluppo adolescenziale; essa è collocabile nell’arco di età che va dagli 11 anni a circa i 20 anni. Negli ultimi anni però, questa fase sta si sta prolungando fino ai 30 anni ed oltre. In questo caso, parliamo di adolescenza ritardata.
In particolare oggi gli adolescenti vivono principalmente nel mondo virtuale e dei social, fanno molte esperienze di contatto ma poche di autentica relazione; a volte i ragazzi si trovano davvero in difficoltà perché sono sempre meno reali opportunità per confrontarsi con il mondo adulto. Ciò di conseguenza li porta a non verbalizzare il proprio mondo interiore che tendono invece ad esprimere con condotte a rischio.
Spesso sono in difficoltà ad elaborare il senso e il significato di ciò che gli accade rischiando di dare un’interpretazione emotiva della realtà. Faticano a tollerare la frustrazione, pretendono tutto e subito: vivono il tempo come evento senza progettualità.
Ogni adolescente, inoltre, è adolescente a modo suo e può raggiungere le tappe di sviluppo con i propri tempi. L’incontro dei traguardi tipici può generare spesso sentimenti di ansia e di inadeguatezza ma anche di riconoscimento e possibilità di affermarsi.
L’impatto della pandemia
I ragazzi, come tutti noi, hanno vissuto un evento che li ha messi a dura prova. Questo, non tanto per una questione legata alla minaccia della loro incolumità o a quella dei genitori, ma per la paura di perdere i propri cari, per l’irrigidirsi delle regole che hanno comportato una netta riduzione delle relazioni sociali e l’intensificarsi della noia.
Le loro relazioni si sono ridotte alla sola esperienza digitale e sono passati ripetutamente, in questi anni, dall’attività scolastica in presenza a quella a distanza. Si sono dimostrati in grado di adattarsi alla pandemia, con le risorse che avevano, cercando di guardarla come una fase di passaggio.
Hanno provato una vasta gamma di emozioni, molto spesso senza capirle e comprenderle. Rabbia, impotenza, frustrazione ma anche gioia, entusiasmo, speranza, trasgressione. Sono state vissute da ciascuno di loro sulla base delle proprie caratteristiche personali e in funzione di come il contesto familiare si è andato modificando.
L’importanza di un sano stile educativo genitoriale
Gli adolescenti possono avere a disposizione forse maggiori capacità creative, minore esperienza, maggiore flessibilità che gli permette di superare la pandemia. Tutto ciò se sono supportati e guidati da adulti di riferimento che sappiano comprenderli e capirli. Adulti che possono favorire una crescita sana e che adottino un stile educativo non “autoritario” ma “autorevole”.
Vediamo insieme le differenze tra queste due modalità, l’”autoritaria” e l’”autorevole:
Genitorialità autoritaria
In questo tipo di genitorialità, l’aspetto regolativo viene “imposto” dai genitori senza spazio per una discussione. Una frase tipica può essere: “è giusto così perché lo dico io”.
Per fare in modo che le regole vengano rispettate, si tende a ricorrere alle punizioni; un eccesso di queste però ha conseguenze negative sull’autostima del ragazzo. Quando sono sproporzionate possono innescare comportamenti problematici dettati dal risentimento e dalla frustrazione. Non significa che non bisogna punire in assoluto ma, anche le punizione devono avere delle caratteristiche specifiche, come ad esempio: essere immediate, brevi e condivise da entrambi i genitori.
La problematica principale di questo tipo di genitorialità è la mancanza di comunicazione e di un dialogo aperto e autentico. Se si tende ad adottare uno stile di questo tipo, il ragazzo potrebbe smettere di provare a raccontare cosa gli sta succedendo per paura di essere punito e di non essere compreso. Si crea così un muro tra l’adulto e l’adolescente che impedisce una crescita sana e funzionale.
Genitorialità permissiva
In questo stile il genitore ha basse aspettative nei confronti del figlio, sia di successo sia di comportamento.
E’ un genitore aperto al dialogo e affettuoso, soddisfa le richieste e i bisogni del bambino, senza però fornire un sistema di regole adeguato all’età e alle esigenze del bambino.
E’ presente e affettuoso, ma si rapporta con il figlio più come un “amico” che come una figura genitoriale, senza essere per lui un modello di comportamento e senza fornire regole e consigli per la crescita. Una frase tipica può essere: “Fai quello che vuoi, puoi fare tutto per me”.
Di conseguenza, il ragazzo non riuscirà ad interiorizzare un sistema di regole, dunque sarà presente una bassa disciplina e scarsa capacità di controllo, scarse abilità sociali e relazionali, un’insicurezza e una bassa autostima e fiducia in se stesso.
Genitorialità autorevole
In questo stile, le regole vengono sviluppate insieme e condivise da tutti i membri della famiglia, ragazzi e genitori, nessuno escluso. I ragazzi in questo modo si sentono presi in considerazione e soprattutto ne comprendono le ragioni. Le conseguenze vengono gestite in modo amorevole ma coerente.
Inoltre, i genitori autorevoli mostrano apertamente affetto per i loro figli e sono attenti a gratificarli e lodarli quando fanno qualcosa di buono. Questo aiuta il ragazzo a costruire la sua autostima e fiducia.
La ricerca mostra costantemente che la genitorialità autorevole è la più vantaggiosa, con i migliori risultati.
Gli adolescenti traggono il massimo vantaggio da questo stile genitoriale. Si sentono responsabilizzati quando hanno voce in capitolo nel processo decisionale. Questo stile genitoriale consente loro la libertà di fare le proprie scelte ed inoltre, fornisce anche la necessaria esperienza di apprendimento per subire le conseguenze di queste scelte. Questo processo li aiuta a sviluppare le capacità di risoluzione dei problemi di cui avranno bisogno in età adulta.
Inoltre, gli adolescenti beneficiano di una sana e aperta condivisione con i loro genitori. La genitorialità autorevole consente loro una figura autorevole che ascolta al sicuro senza giudizio, qualcosa di cui è assolutamente necessario in questa fase di vita.
Consapevolezza genitoriale
Molto spesso, infatti, i genitori sono inconsapevoli del proprio stile educativo utilizzato o di tali conseguenze sullo crescita dei ragazzi. Per questo motivo, risulta di fondamentale importanza conoscere e mettere in atto lo stile migliore per favorire uno sviluppo armonioso e coerente, anche con l’aiuto e il sostegno di un professionista esperto.