Il rimuginio è un’attività mentale che implica continuare a ragionare in modo ripetitivo su certi pensieri negativi, ipotesi sul futuro o giudizi negativi su di sé e sugli altri.
Può essere considerata come una abilità di autoregolazione intesa come un processo di automonitoraggio e autocorrezione volontario del proprio funzionamento per raggiungere uno scopo. Questo processo è inteso come regolazione cognitiva cioè la capacità di regolare i propri stati mentali attraverso ad esempio la scelta di pensare o non pensare a qualcosa, di orientare l’attenzione sui propri pensieri o su una conversazione con qualcuno.
In quanto processo di regolazione cognitiva è un atto principalmente volontario.
Rimuginio ansioso (worry)
Il rimuginio ansioso è quindi una strategia di regolazione delle preoccupazioni che implica la costruzione mentale ripetuta di ipotetici scenari futuri negativi in condizioni di incertezza (Borkovec, Ray, Stober, 1998; McLaughlin, Mennin, Farach, 2007). Il rimuginio è un’attività anticipatoria che circoscrive e focalizza l’attenzione su possibili problemi futuri prima che questi si presentino. In sintesi il rimuginio è una forma estrema di preoccupazione.
Il rimuginio “è quella cosa che rende una piuma pesante come il piombo”.
Rimuginio normale e patologico
Tutti noi nella nostra esperienza rimuginiamo, tutti noi infatti ci preoccupiamo per possibili scenari negativi futuri con lo scopo di evitare le conseguenze negative. Diventa però patologico cioè altamente disfunzionale e fonte di grave sofferenza quando permane costantemente; la differenza quindi tra normale e patologico sarebbe più quantitativa e qualitativa.
Caratteristiche del rimuginio
Le caratteristiche del rimuginio ansioso sono le seguenti:
- È uno stile di pensiero che si riferisce principalmente a preoccupazioni ed incertezze orientate al futuro; queste preoccupazioni non si basano su dati concreti e certi ma sono ipotesi.
- Il rimuginio è ripetitivo, è un pensiero ricorrente: possibili scenari e soluzioni sono ripetuti come un mulinello che gira a vuoto tra possibili minacce ed incertezze.
- È un’attività prevalentemente verbale, un dialogo interno.
- Il rimuginio è uno stile di pensiero astratto: prende in considerazione minacce teoriche, molte delle quali poco probabili.
- Si tratta di un’operazione molto costosa perché impiega molte delle nostre energie mentali.
Conseguenze del rimuginio
Molti di noi credono che il rimuginio sia utile ma, anche se lo scopo può essere inizialmente “valido”, in realtà ha delle conseguenze negative e altamente dannose.
Possiamo distinguere le conseguenze negative del rimuginio in 2 categorie:
- Legate al benessere: infatti il rimuginare sistematicamente può causare tensione muscolare, insonnia, mal di testa e irritabilità. Questi sintomi sono strettamente legati ai sintomi dell’ansia che il rimuginio mantiene attivi attraverso un continuo stato di allerta. Il rimuginio non allevia l’ansia perché non aiuta a ridimensionare la minaccia percepita anzi, la tiene in mente ancora più vivida.
- Legate alle prestazione: il rimuginio infatti tende ad esaurire le nostre risorse cognitive perché siamo così tanto impegnati e concentrati a rimuginare da non essere in grado di svolgere altre attività o se le svolgiamo non siamo assolutamente performanti. Inoltre ostacola la nostra capacità di risoluzione dei problemi anche se contro intuitivamente molti di noi lo utilizzano proprio a questo scopo.
Ma se non rimuginiamo, cosa succede?
In realtà non succede nulla di grave o di dannoso anzi, ci sono molti vantaggi nel smettere di rimuginare. Permette di usare più informazioni e di avere quindi la possibilità di esplorare in modo più ampio diverse alternative presenti e non solo future; le nostre capacità cognitive sono “scaricate” da un’attività altamente impegnativa dandoci la possibilità di orientarle verso scopi piuttosto che verso la regolazione di pensieri ipotetici minacciosi e poco probabili. A lungo termine, smettere di rimuginare aumenta la fiducia in noi stessi e nella propria mente che risulta essere in grado di affrontare imprevisti e trovare soluzioni in modo più efficace.
Come distinguere il rimuginio ansioso dalla ruminazione depressiva o rabbiosa
La ruminazione è un processo mentale simile al rimuginio ma con delle differenze. Anche la ruminazione è uno stile di pensiero ripetitivo, negativo, focalizzato su di sé e sui propri difetti che ha come scopo quello di analizzare le possibili cause e conseguenze di un problema. Si distingue però dal rimuginio perché è focalizzata su eventi passati. Può essere anch’essa considerata una strategia di gestione delle difficoltà però connessa principalmente a temi di perdita o fallimento, focalizzandosi nello specifico su situazioni passate.
Esiste poi una forma di pensiero ripetitivo che è fortemente legata a emozioni di rabbia e aggressività. La ruminazione rabbiosa ha diverse conseguenze negative: intensifica e prolunga sentimenti di rabbia con un impatto negativo sulla salute e sulle proprie capacità di autocontrollo. Questo può favorire comportamenti aggressivi e impulsivi con ripercussioni negative sulle relazioni.
Cosa fare quando diventa dannoso?
Quando ci si accorge che questa attività mentale diventa sistematica e dannosa è utile rivolgersi ad uno specialista. Il primo passo è quello di incrementare la consapevolezza del rimuginio (consapevolezza metacognitiva) cioè aiutare la persona ad essere più cosciente dei propri fenomeni mentali. Successivamente il terapeuta può “insegnare” delle tecniche per incrementare il controllo del rimuginio e cioè regolare in modo volontario le operazioni mentali. In sintesi scegliere come usare attenzione e pensiero: in terapia il paziente impara ad usare in modo flessibile la propria attenzione.