E’ evidente come l’aggettivo utilizzato più di frequente per descrivere un’emozione sia “complesso”.

Non solo per la sua non scontata definizione. Ma anche quando abbiamo a che fare con il nostro mondo e benessere emotivo.

Infatti, è importante capire cos’è un emozione e come distinguerla da stato d’animo, umore e sentimento.

Come sono fatte le emozioni

Un’emozione è una complessa catena di eventi che inizia con la percezione di uno stimolo (il quale può essere interno come un pensiero oppure esterno come un evento che ci è accaduto) e finisce con un comportamento.

Le componenti di questa catena sono:

  • valutazione cognitiva dello stimolo (chiamato appraisal)
  • esperienza soggettiva di ciò che sta accadendo
  • attivazione fisiologica del nostro corpo (aumento della frequenza cardiaca, il rossore in viso, sudorazione, etc)
  • le espressioni verbali (il linguaggio si modifica e diventa un linguaggio emotivo) e non verbali (postura, volto, gesti, ne vengono influenzati)
  • impulso ad agire
  • infine, mettere in atto un comportamento vero e proprio.

Emozioni e bambini: tutto quello che avresti voluto sapere

Tra tutti i periodi della vita, l’infanzia è caratterizzata da moltissima curiosità: quando i bambini sanno esprimere le emozioni? Quali sono i tempi di sviluppo di questa competenza così fondamentale nella vita?

I bambini hanno il diritto di costruirsi la loro cultura emozionale

È importante aiutare i bambini a sviluppare la loro cultura emozionale, ovvero, quell’insieme di conoscenze, metafore e concetti riguardanti le emozioni che essi apprendono e sperimentano all’interno delle relazioni. Solo dopo aver compreso l’emozione, i bambini iniziano ad avere un ruolo attivo su di essa: imitandola, evocandola, sopprimendola, ingrandendola o evitandola.

La competenza emotiva comporta il riuscire ad esprimere ed interpretare le azioni e i comportamenti emotivi, saper controllare l’espressione di emozioni inadeguate (ad esempio quelle impulsive) e saper esprimere quelle adeguate in modo spontaneo, riconoscere i termini che compongono il vocabolario emotivo ed, infine, saper fronteggiare le emozioni dolorose senza perdere la propria organizzazione. Nel prossimo articolo parleremo proprio di questo.

Lo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale sono legati tra di loro e non possono essere considerati in modo separato.

I modi in cui si origina l’emozione e i fattori che la influenzano si modificano nel corso del tempo e dello sviluppo del bambino. Inoltre il processo emozionale è dotato di una sua specificità, perchè si distingue per ogni emozione.

Alla nascita non possiamo parlare di emozioni vere e proprie

Le emozioni si manifestano quando ad esse si uniscono in un contenuto e un significato.

Nello sviluppo del bambino è possibile assistere al passaggio da una risposta ad uno stimolo ad una reazione basata su un’elaborazione cognitiva. Quindi, il bambino, è sempre più un soggetto attivo, con una serie di abilità sempre più crescenti: flessibilità, controllo e organizzazione che lo portano, così, a trasformare le azioni globali e diffuse in azioni coordinate e maggiormente specifiche.

A partire dai 5-6 mesi, quando la risposta si associa ad un significato allora possiamo parlare di emozione, perchè a partire da quel momento il piccolo inizia ad attribuire un significato agli eventi.

Facciamo un esempio: il vola vola

Padre e bambino che giocano

Il famoso gioco del “vola vola” può aiutarci nella comprensione di quanto finora descritto.

Quando un genitore fa questo gioco con un bambino di 14 mesi, è ragionevole pensare che l’evento verrà valutato positivamente dal bambino perchè si divertirà, mostrando le sue emozioni positive attraverso il riso.

Proviamo a pensare se lo facessimo con un neonato di 2 mesi oppure se questo gioco fosse fatto da un estraneo con cui il bambino, proprio perchè estraneo, non ha l’abitudine di condividere questi momenti di gioco o vita quotidiana.

L’emozione di gioia del bambino di 14 mesi rappresenta un’emozione vera e propria perchè fa riferimento ad una valutazione dell’evento come piacevole e adeguata.

Mentre a 2 mesi non potremmo parlare di un’emozione analoga. Perchè il livello di organizzazione emotiva è più rudimentale e potrebbe provocare una reazione di trasalimento, che anticipa quella che più tardi sarà l’emozione della paura.

Il bambino è emotivamente competente

Il bambino, sin dalle fasi precoci del suo sviluppo, è emotivamente competente ed è in grado già durante i primi mesi di vita di partecipare attivamente alla comunicazione con altre persone che sono orientate emotivamente verso di lui.

Infatti, la modalità preferenziale utilizzata sarà la comunicazione non-verbale, con la sua spontanea capacità di associare i significati alle emozioni. Questa caratteristica di immediatezza e spontaneità, poi verrà mantenuta ed è la ragione per cui, anche da adulti, di fronte ad un segnale ambiguo facciamo naturalmente affidamento agli aspetti non-verbali della comunicazione come ad esempio il tono di voce, l’espressione del volto o la postura.

Le emozioni rappresentano strumenti di organizzazione e regolazione fondamentali per lo sviluppo psicologico e costituiscono una risorsa di cui siamo dotati molto precocemente.

I tre momenti che scandiscono lo sviluppo

  1. Le risposte emotive presenti alla nascita sono la distinzione tra due macro-dimensioni: piacevolezza-spiacevolezza. Ci saranno anche una risposta di trasalimento, di sconforto e di interesse verso il volto umano.
  2. Tra 2 mesi e 1 anno è caratterizzato dall’emergere del sorriso sociale e delle emozioni della rabbia, gioia, tristezza, collera e paura.
  3. Intorno ai 15-18 mesi, compaiono le emozioni sociali e quelle più complesse quali: vergogna, imbarazzo, colpa e, più tardi, arrivano disprezzo e le emozioni miste.

L’abilità di comprendere la differenza sè-altro compare successivamente rispetto alla discriminazione tra ciò che è piacevole e ciò che non lo è e costituisce un elemento essenziale per lo sviluppo delle emozioni complesse.

A partire dal secondo anno di vita circa la competenza emotiva si arricchirà anche della capacità di comprendere il carattere intenzionale dell’emozione dell’altro.

Condividi questo articolo