La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla , il 15 marzo, è la giornata dedicata alla lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Questa giornata ha l’obiettivo di dare maggiori informazioni e sensibilizzare la popolazione verso questi disturbi.

Cosa sono i DCA secondo la Teoria Transdiagnostica?

La teoria cognitivo comportamentale transdiagnostica dei disturbi alimentari considera i disturbi alimentari un’unica categoria e non disturbi separati. Quindi ritiene che i DCA (Anoressia nervosa, Bulimia, Binge eating disorder) sono disturbi “cognitivi” che hanno in comune un nucleo psicopatologico caratterizzato dall’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso e del loro controllo. La maggior parte delle persone si valuta sulla base delle proprie prestazioni intese come qualità delle proprie relazioni, lavoro, sport, le persone con DCA presentano una valutazione di sè principalmente o esclusivamente centrata su peso, forma del corpo e propria capacità di controllarli.

disturbi alimentari rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità giovanile e a essi si associa un rischio elevato di mortalità.

Nell’immaginario comune sono disturbi che riguardano solo le ragazze ma così non è, infatti sono sempre di più i casi nel sesso maschile.

Quali sono i DCA?

Tra i Disturbi del Comportamento Alimentare, i più diffusi, sono:

  • Anoressia Nervosa: è caratterizzata da: una restrizione nell’assunzione di calorie (restrizioni cognitiva e alimentare) che porta a un peso corporeo significativamente basso in relazione all’età, allo sviluppo e alla salute; un’intensa paura di ingrassare; un’eccessiva influenza della forma e del peso sui livelli di autostima. Spesso chi è affetto da anoressia percepisce il proprio corpo come ingombrante, inadeguato, sgradevole e ha una distorsione nella visione della propria immagine. La buona riuscita della dieta iper-rigida e il “riuscire” a far scendere sempre di più quel numero sulla bilancia, vengono vissuti come segnali positivi del proprio valore.
  • Bulimia: sono ricorrenti le abbuffate che poi vengono “compensate” da vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici, attività fisica eccessiva per placare il senso di colpa. Le abbuffate consistono nel consumo di grandi quantità di cibo in un tempo limitato, con la sensazione di perdita di controllo durante l’episodio. Come per l’anoressia nervosa,  anche al centro di questo disturbo ci sono un’errata percezione del proprio corpo e problemi legati all’autostima. La bulimia non è però caratterizzata dal sottopeso anzi di solito le persone che ne soffrono sono normopeso. Chi soffre di bulimia spesso prova grande vergogna rispetto alle proprie condotte alimentari ed è per questo che cerca di compiere le abbuffate di nascosto. I tentativi di “rimediare” alle abbuffate rappresentano i più importanti fattori di mantenimento del disturbo, sommati ad una difficoltà nella gestione e nella regolazione delle proprie emozioni.
  • Binge Eating Disorder: anche chiamato disturbo da alimentazione incontrollata, ha in comune con la bulimia nervosa le abbuffate a cui, però, non seguono condotte compensatorie. L’abbuffata provoca vergonga e senso di colpa, nonostante spesso esse vengano fatte di nascosto.

Fattori di mantenimento dei Disturbi del Comportamento Alimentare

Le varie manifestazioni dei disturbi dell’alimentazione (restrizioni, diete, abbuffate, ecc…) a loro volta mantengono in uno stato di continua attivazione lo stato mentale del disturbo dell’alimentazione e assieme ad esso formano i cosiddetti meccanismi di mantenimento specifici di questi disturbi.

La teoria transdiagnostica propone che ci siano uno o più dei seguenti meccanismi di mantenimento esterni o non specifici (perché sono presenti anche in altre problematiche psicologiche): perfezionismo clinico; bassa autostima nucleare; difficoltà interpersonali e intolleranza alle emozioni. I fattori di mantenimento esterni, se presenti, interagiscono con quelli interni nel perpetuare il disturbo dell’alimentazione attraverso vari meccanismi come si può vedere nell’immagine.

FIGURA: La teoria transdiagnostica dei disturbi dell’alimentazione.
(Cooper & Fairburn, 2011; Fairburn, Cooper, e Shafran, 2003)

Come curare un disturbo del comportamento alimentare

Il trattamento dei DCA è complesso proprio perché i sintomi di un disturbo alimentare rappresentano sempre dei segnali per esprimere il proprio disagio e la propria sofferenza. Il cibo, la sua assunzione o la sua privazione comunicano molto di quella persona ma che non riescono a trovare altro spazio e parole.

Ricordiamoci poi che questi disturbi coinvolgono più aree della vita di una persona, dalla salute, al rendimento scolastico/lavorativo, alle relazioni. È per questo che quando siamo di fronte a un disturbo alimentare che, come abbiamo visto, ha delle caratteristiche ben precise, è fondamentale un trattamento multidisciplinare che preveda una stretta collaborazione tra psicoterapeuta, dietologo, psichiatra e medico di base o pediatra.

La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato di avere una comprovata efficacia nel trattamento di questi disturbi e si avvale di protocolli e strumenti specifici. Si focalizza principalmente sui processi di mantenimento (specifici e aspecifici) utilizzando strategia e procedure cognitive e comportamentali integrate con un intervento educativo rilevante.

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