Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo “sbagliato” per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci. Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per potere poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo “giusto” per noi.

Robin Norwood

Che cos’è la dipendenza affettiva?

Se amare significa annullarsi allora non è amore!

La dipendenza in una relazione di per sé non è patologica: non a caso, l’uomo nasce dipendente dalle cure di qualcun altro e si è evoluto come specie all’interno di un gruppo. E’ assolutamente normale quindi, in particolare durante le prime fasi di una relazione, che ci sia un certo grado di dipendenza affettiva e fusione con il partner. Il desiderio di dipendenza dovrebbe diminuire con lo stabilizzarsi del rapporto lasciando nella coppia una piacevole percezione di autonomia.

La dipendenza può diventare un problema quando diventa una modalità disfunzionale di stare in relazione con l’altro: è il caso della dipendenza affettiva.

La dipendenza affettiva non viene contemplata come diagnosi ma, a partire dagli anni ‘70, è stata definita come un disturbo autonomo. Presenta infatti, aspetti comuni a tutte le tipologie di dipendenza insieme a delle caratteristiche specifiche che riguardano l’innamoramento e la relazione sentimentale. Proprio per questa ragione viene annoverata tra le new addiction, dette anche dipendenze comportamentali, come la dipendenza sessuale o la shopping compulsivo.

Dipendenza affettiva disfunzionale: Quando amare significa annullarsi allora non è amore!

La dipendenza affettiva disfunzionale è uno stato “non sano” in cui la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi e non ascoltare i propri bisogni. Tale meccanismo viene perpetuato per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione. Questa infatti, avrebbe per la persona, una fortissima implicazione sul piano esistenziale.

Chiediamoci: “Questa relazione mi da più di quanto mi toglie? Vi è reciprocità?

La dipendenza affettiva una condizione relazionale negativa, caratterizzata da assenza di reciprocità nella vita affettiva, che tende a creare malessere psicologico e/o fisico. Le emozioni più frequentemente sperimentate sono tristezza, solitudine, ansia, rabbia, senso di impotenza.

conflitti tendono a ripetersi ciclicamente, spesso sulle stesse tematiche, e al posto di una libera espressione dei propri bisogni ed una successiva mediazione, ci troviamo di fronte a continue svalutazioni, esplosioni di rabbia, silenzi, comportamenti punitivi, maltrattamenti che possono persino sfociare in comportamenti violenti.

Spesso la relazione ha un andamento ciclico e intermittente, in cui a seguito di un’elevata conflittualità, si ha l’impressione di aver ritrovato l’equilibrio precedente: l’incanto, però, è destinato a rompersi nuovamente, e lasciare spazio ai problemi non risolti. E la ruota continua a girare.

Quali sono i segnali della dipendenza affettiva?

I segni e i sintomi della dipendenza affettiva sono simili a quelli delle dipendenze comportamentali, e includono:

  • Il senso di piacere derivante dall’oggetto della dipendenza, nel caso specifico la persona di cui si è dipendenti;
  • Tolleranza: il bisogno costante di aumentare il tempo trascorso con il partner diminuendo, parallelamente, il tempo dedicato a se stessi;
  • Astinenza: la comparsa di emozioni negative molto intense, come attacchi d’ansia, di panico, depressione, quando il partner è fisicamente o emotivamente distante;
  • Perdita di controllo: l’incapacità di riflettere in maniera lucida sulla propria situazione e di controllare i propri comportamenti, alternata a momenti di lucidità in cui la persona dipendente sperimenta vergogna e rimorso.

Nel tempo troveremo questi segnali:

  • Abusi, violenza e/o manipolazione emotiva attuati dal partner problematico o da entrambi;
  • Significativa sofferenza di uno o di entrambi i partner;
  • Intenso timore di perdita, nonostante la percezione o consapevolezza di come la relazione comprometta il proprio benessere personale, relazionale, o professionale;
  • Estrema difficoltà o incapacità a chiudere la relazione, o tollerare che sia l’altro a farlo;
  • Quando la relazione è minacciata, o la separazione viene agita, forte tendenza a ricercare nuovamente il partner o legami con caratteristiche simili.

Si tratta di un rapporto basato sull’incertezza, la limitazione e la perdita, piuttosto che sulla sicurezza, la soddisfazione e la crescita.

Relazioni dipendenti VS Relazioni sane

L’essere umano è un essere sociale e in quanto tale ha bisogno di stare in relazione. Le relazioni infatti sono un aspetto fondamentale della vita di tutti noi, poiché rispondo a dei nostri bisogni fondamentali di intimità, connessione, vicinanza.
Vediamo insieme quali sono le caratteristiche di una sana relazione:

  • Ricevere e dare supporto;
  • Condividere i nostri punti di forza e le nostre vulnerabilità senza paura;
  • Fare esperienze di condivisione: condividere hobby e interessi;
  • Provare emozioni prevalentemente positive.

Ricordiamoci però che queste caratteristiche non potranno essere sempre presenti, in egual modo in ogni fase della relazione; la vita a volte ci mette di fronte a degli eventi avversi che possono impattare in modo negativo sulle nostre relazioni e quindi possono nascere dei conflitti. Questi però posso essere affrontati e gestiti attraverso una comunicazione efficace.

La comunicazione efficace è alla base del buon funzionamento di una coppia perché permette ad entrambi i membri di accogliersi, comprendersi al meglio e di vivere la relazione serenamente.

Al contrario quando parliamo di dipendenza affettiva parliamo di una relazione NON sana. Le emozioni sono prevalentemente negative, tristezza, ansia, rabbia e i nostri bisogni fondamentali di intimità, connessione, vicinanza restano continuamente insoddisfatti.

Una caratteristica delle relazioni caratterizzate da dipendenza affettiva patologica è l’andamento ciclico e intermittente: una prima fase di “illusione romantica” seguita da una fase ad elevata conflittualità (conflitto tra scopi: fra lo scopo disfunzionale di essere amato dal partner maltrattante, e lo scopo sano ma temuto di chiudere la relazione). Successivamente si ha l’impressione di aver ritrovato l’equilibrio precedente, agganciandosi al'”illusione del cambiamento” ma poi anche questa magia è destinata a svanire e lascia così spazio ai problemi non risolti. E poi tutto ricomincia!.

Le cause della dipendenza affettiva

Le cause sono individuabili nell’infanzia e nelle prime esperienze di attaccamento vissute nella famiglia di origine. Risalire allo stile di attaccamento infantile può infatti rappresentare un ottimo metodo per comprendere come aiutare un dipendente affettivo, come farlo uscire dalla dipendenza affettiva e raggiungere un maggiore benessere psicologico.

Esiste una stretta connessione tra la tipologia di attaccamento e la personalità. Coloro che soffrono di disagi connessi alla sfera della dipendenza affettiva, generalmente presentano uno stile di attaccamento insicuro, molto spesso di tipo dipendente, oppure evitante o disorganizzato.

Come puoi aiutarti?

Fare qualcosa per uscire dal ciclo disfunzionale della dipendenza affettiva è molto complesso e che sicuramente richiede del tempo. Un percorso di psicoterapia può aiutarti a superare le condizioni di sofferenza.

Il trattamento cognitivo comportamentale della dipendenza affettiva ha l’obiettivo di:

  • Comprendere il proprio funzionamento, al fine di capire quale sia la motivazione sottostante la dipendenza;
  • Modificare i legami di attaccamento insicuro, rielaborare le esperienze negative e provare a instaurare esperienze relazionali correttive che permettano l’instaurarsi di legami sani e soddisfacenti;
  • Sviluppare l’assertività in modo che il dipendente affettivo possa pensare e manifestare i propri bisogni senza timore;
  • Migliorare l’autostima e la sicurezza in se stessi, lavorando sui propri schemi.

La psicoterapia può aiutare la persona a riconoscere le complesse trappole cognitive ed emotive che lo conducono a sofferenza e infelicità.

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